venerdì 14 marzo 2014

Settembre 2013 - Rari eventi per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su disagio e salute mentale. Festa in piazza Martini. Orologio matto : cinema e pazzia.



Settembre 2013 - Rari eventi per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su disagio e salute mentale. Festa in piazza Martini. Orologio matto : cinema  e pazzia.
Introduzione
Come già detto e noto l’arte spesso rappresenta e si nutre della malattia mentale.
Con riferimento alla musica abbiamo prodotto una ora fa la nostra breve “rassegna” su questo tema.
A questa ora parliamo di cinema con due film “cult”,  che rappresentano due estremi nella rappresentazione di tematiche psichiatriche.
Dalla tragicità del dramma del “cuculo”, alla speranza del Nobel ad uno schizofrenico John Nash, di “A beautiful mind”.
In pochi decenni il cinema ha avuto la forza di evolversi  passando dalla tetra raffigurazione del primo film a quella alla fine anche scherzosa del secondo.
Entrambi i film hanno il merito di mettere lo spettatore in condizione di giudicare in maniera non stigmatizzata le rispettive storie.

Qualcuno volò sul nido del cuculo
Il film offre una cruda ricostruzione di ambiente e malattia mentale.
L’arrivo di Nicholson/McMurphy in ospedale psichiatrico porterà un elemento di rottura.
Con la personalità rabbiosa McMurphy si oppone a un  sistema,  impersonato dalla Signora Ratched, fortemente costrittivo e degradante e influenza in tal senso gli altri malati.
La storia non finisce bene.
Il sistema reagisce prima con l’elettroshock, e quando questo si rivelerà insufficiente, arriverà a lobotomizzare Mc Murphy colpevole di avere cercato di strangolare la Signora Ratched rea di avere indotto al suicidio un paziente inoffensivo.

L’appello che dai RariEventi vogliamo lanciare è questo :
per piacere non lobotomizzateci.
Siamo un po’ strani, magari diversi, ma basta parlarci.
Non serve affettarci.

A Beautiful Mind – Dialogo liberamente adattato
Buongiorno, Lei è il signor Nash ?
Si sono io.
Vengo da Stoccolma per  informarla della nostra intenzione di conferirle il nostro premio Nobel per l’economia. Ma volevo prima sincerarmi del fatto che ciò fosse di comune gradimento.
Quindi mi sta dicendo che è venuto qui a vedere se io possa presentarmi sul palco senza “dar fuori di matto”?
Si qualcosa del genere. Che ne dice ?
Vede, dovrò venire accompagnato.
Da chi ?
Dalle mie allucinazioni: il mio amico del college e la sua bambina “che non cresce mai”. Fu quando me ne accorsi, che capii e accettai che la bambina era immaginaria, e quindi anche gli altri. Ma non saranno un problema. Ho imparato a non  parlarci più.
Ma li vede anche ora, in questo momento ?
Si.
Molto bene….. Allora ci vediamo tutti a Stoccolma.

E se non è antistigma questo ………

Estratto su Qualcuno volò sul nido del cuculo – Da Wikipedia
Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo's Nest) è un film del 1975 diretto da Miloš Forman.
Ha segnato la storia del cinema nella trattazione innovativa di un argomento molto delicato come il disagio presente negli ospedali psichiatrici, denunciando in maniera drammatica il trattamento inumano cui sono stati sottoposti i pazienti ospitati nelle strutture ospedaliere statali, verso i quali è stato vigente un atteggiamento discriminatorio, alimentato dalla paura dell'aggressività che caratterizza in qualche caso la malattia mentale.
È tratto dal romanzo omonimo di Ken Kesey, pubblicato nel 1962 e tradotto in italiano nel 1976 da Rizzoli Editore. L'autore scrisse il libro in seguito alla propria esperienza da volontario all'interno del Veterans Administration Hospital di Palo Alto, in California.
È uno dei pochi film nella storia del cinema (insieme a Accadde una notte di Frank Capra e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme) ad aver vinto tutti e cinque gli Oscar principali (miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior attrice, migliore sceneggiatura non originale).
Nel 1993 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[1]

1.1     Il titolo

L'autore del romanzo, Ken Kesey
Il titolo è altamente simbolico, ma la traduzione italiana limita la comprensione effettiva del suo significato. Letteralmente riprende il verso di una filastrocca: Three geese in a flock, one flew East, one flew West, one flew over the cuckoo's nest ("Uno stormo di tre oche, una volò ad  est, una volò ad ovest, una volò sul nido del cuculo"). Il termine inglese "cuckoo" indica propriamente il cuculo, ma in senso traslato significa anche "pazzo" e quindi il titolo potrebbe essere tradotto con "qualcuno diventò pazzo". Il cuculo non costruisce un proprio nido ed è solito deporre le sue uova in quelli altrui. I piccoli di cuculo, una volta venuti al mondo, spingono fuori dal nido i figli degli uccelli che lo hanno costruito. Questa prole adottiva viene poi nutrita dai nuovi genitori che, guidati dall'istinto, continuano ad accudire i nuovi nati come se fossero i loro. Un ulteriore significato può essere dato dal fatto che, il protagonista, giunto nell'ospedale psichiatrico, porta gli altri pazienti ad interpretare la loro permanenza all'interno della struttura in modo innovativo, fuori dai canoni infermieristici e cambiando abitudini, stravolgendo cioè "il nido" e le sue precedenti regole.

1.2     Trama

La vicenda si svolge all'interno dell'Ospedale Psichiatrico di Stato (State Mental Hospital) di Salem (Oregon). Ivi, da un campo di lavoro carcerario, giunge un uomo di nome Randle Patrick McMurphy. Il Dottor Spivey, primario della struttura, spiega a McMurphy che dovrà essere trattenuto solo per essere "vagliato", per determinare cioè se la sua malattia mentale sia reale o simulata.
Il signor McMurphy accetta. Pur sapendo di essere sotto osservazione, in reparto tiene un comportamento anticonformista verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti. Egli, infatti, fa il verso ad un nativo americano imitando una danza tribale indiana; non prende la sua medicina sputandola in faccia ad un altro paziente; gioca a basket in un campo nel quale nessuno dei pazienti si ricrea... Quando non gli viene concesso di vedere la partita di baseball in TV, propone di sfondare la finestra con un pesante lavabo, ma non riesce a sollevarlo. Successivamente si improvvisa radiocronista di un'immaginaria partita, sobilla i degenti a fare rumore e così si inimica la caporeparto, la Signora Ratched. Qualche giorno dopo organizza una goliardata e conduce gli infermi a pescare su una barca rubata, spacciando sé e gli altri per un gruppo di medici. Giocando a poker, vince tutte le sigarette dei suoi compagni e la caporeparto è costretta a razionalizzarle. Ne nasce un violento parapiglia e invece di tenersi fuori, come fanno tutti ad eccezione di un altro paziente e del Capo indiano, si scaglia contro un infermiere. A seguito di ciò, viene sottoposto ad elettroshock.
Sull'esempio di McMurphy, i degenti imparano ad essere persone e a esprimere liberamente le proprie necessità, contro l'austera disciplina imposta dalla caporeparto. McMurphy, instaurata un'amicizia con Billy Bibit, un ragazzo introverso e affetto da balbuzie, e con il "Grande Capo" Bromden (un nativo sordomuto di gigantesche dimensioni), capisce quella che lui chiama: "la disonestà di fondo di Mildred" e assieme ai degenti cerca di smontarla. I degenti si rendono conto che, malgrado la propria malattia, sono comunque persone rispettabili e provano ammirazione per le aspirazioni libertarie di McMurphy. Questi, però, si rende conto che l'ospedale psichiatrico non è un luogo adatto a lui e presume di potere andare via alla scadenza della pena, ma, dopo 68 giorni, un inserviente gli fa notare che non è così. Capito ciò, ritiene opportuno tentare la fuga.
McMurphy scopre poi che Bromden si è, da sempre, finto sordomuto. I due decidono allora di scappare insieme in Canada. Dopo aver corrotto la guardia notturna, organizzano una festicciola notturna per dare l'ultimo saluto ai compagni, facendo persino entrare di soppiatto 2 donne di facili costumi. L'ubriachezza vanifica la fuga e McMurphy si addormenta sul pavimento. La mattina successiva la Caposala Ratched trova il reparto sottosopra e coglie molti degenti dormienti per terra e tra questi Billy a letto con una delle ragazze. Billy, di fronte all'ennesima violenza mentale subita (la minaccia della caposala di denunciare il suo operato alla madre), è sgomento, ha paura, perde la testa e si suicida per la vergogna. Di fronte all'evidente responsabilità della Signora Ratched, McMurphy ha un attacco violento e aggressivo e tenta di strangolarla, ma un inserviente lo stordisce. Di fronte a quest'ultimo episodio la commissione medica si convince che McMurphy è un malato pericoloso e che questa sua aggressività vada curata con una lobotomia. Mentre tutti i degenti si chiedono dove sia finito, una notte McMurphy appena operato, instupidito, viene ricondotto in reparto. L'indiano, Capo Bromden, quando lo vede in queste condizioni, senza più forza di volontà, decide di non abbandonarlo al suo destino: lo uccide, soffocandolo con un cuscino. Poi strappa da terra il pesante lavabo di marmo (quello che lo stesso McMurphy, all'inizio, aveva cercato invano di staccare), lo scaglia contro una finestra e fugge dalla breccia, correndo lontano verso la libertà, in Canada.
La gita di pesca nella Baia Depoe (Oregon), è stata aggiunta alla fine e inserita a metà, forse per interrompere la ripetitività della descrizione delle sedute di psicoterapia di gruppo. Malgrado il rischio di essere noiose, queste sedute di psicoterapia non sono monotone. Ogni componente viene descritto e rappresentato con molto realismo e i personaggi sono fedeli al loro stato di malattia in ogni momento. La conduttrice delle sedute di psicoterapia di gruppo, la Signora Ratched, esprime lei stessa la propria sofferenza psichica, cercando di prendere le distanze dalla malattia mentale, che pretende di chiarificare, sforzandosi di inquadrarla in un insieme di rigide regole, come se la malattia psichiatrica si potesse curare con un insieme di imposizioni. Così, la Signora Ratched finisce per usare in modo autoritario la sua funzione terapeutica, rendendosi antipatica e disumana. Le fa da contraltare un paziente, McMurphy, abituato a infischiarsene di qualsiasi regola.
Ci viene presentato un ospedale psichiatrico modello, con campo di basket e piscina, una sala per l'idromassaggio, adiacente al dormitorio. Gli ammalati sono suddivisi per gravità di malattia, per cui i meno gravi non devono sopportare la malattia dei più gravi. Gli ammalati meno gravi, sono relativamente liberi e vengono condotti in città con l'autobus. I medici compaiono poco, si vedono solo nei propri studi a dare disparati giudizi sulla salute mentale e sulla pericolosità di McMurphy. Inoltre nel film, viene mostrata una seduta di terapia della malattia mentale grave negli anni cinquanta, l'elettroshock.
Molti critici hanno visto nel romanzo da cui è stato tratto il film una metafora della vita che anticipa il 1968, l'anno della contestazione giovanile. Il Signor McMurphy e la Signora Ratched sarebbero le due facce della stessa medaglia, come McMurphy rappresenta lo scontro violento contro l'autorità, così Ratched rappresenta quell'autorità al potere che non si può scalzare.

Estratto su A Beautiful Mind – Da Wikipedia
A Beautiful Mind è un film del 2001 diretto da Ron Howard, dedicato alla vita del matematico e premio Nobel John Forbes Nash jr., interpretato da Russell Crowe.
Il film è ispirato all'omonima biografia di Sylvia Nasar.

1.3     Trama

Nel 1947, il diciannovenne e talentuoso matematico John Nash entra nella prestigiosa Università di Princeton con una borsa di studio per il dottorato. Refrattario ad instaurare rapporti sociali, Nash ha solo due amici: Charles, il suo compagno di stanza, e la nipote di quest'ultimo, Marcee, oltre ovviamente alle formule matematiche. Ossessionato dal pensiero di trovare un'idea originale a cui applicare le sue formule, John riesce nel suo obiettivo: in una tesi di dottorato di sole 27 pagine espone geniali intuizioni fondamentali allo sviluppo della "teoria dei giochi", facendo così diventare obsolete le teorie economiche di Adam Smith.
Le sue idee gli procurano fama e un importante posto di ricercatore al MIT di Boston, dove conferma la sua intelligenza matematica. In piena "guerra fredda" viene contattato dall'esercito per la sua incredibile capacità di decodificatore. Entra così in contatto con l'"eminenza grigia" William Parcher, oscuro personaggio del governo che lo assolda per una missione top secret relativa a un piccolo ordigno nucleare. Contemporaneamente John trova anche l'amore di Alicia, una giovane studentessa di fisica, che diventa sua moglie.
La vita di Nash viene a questo punto sconvolta da una terribile scoperta. Charles, la sua nipotina e lo stesso Parcher sono in realtà solo proiezioni della sua mente malata, affetta da una grave forma di schizofrenia. Vagando come un fantasma tra cliniche e manicomi viene sottoposto a numerose sedute di shock insulinico e ad una massiccia dose di farmaci. Grazie all'affetto ed alla vicinanza dei familiari, Alicia in particolare, e alla sua forza mentale riesce ad ignorare le sue allucinazioni, e a convivere sia pure con sofferenza con la malattia, tornando anche all'attività accademica. Infatti, Nash diventa docente a Princeton, e nel 1994 è insignito del Premio Nobel per l'economia. La difficile ma riuscita convivenza di Nash con la sua malattia è simboleggiata dalla visione dei suoi tre fantasmi uno accanto all'altro che lo osservano dopo la cerimonia di premiazione.

1.4     I sintomi della malattia nel film

Nella sceneggiatura del film i personaggi immaginari sono presentati allo spettatore dal punto di vista del protagonista, cioè come figure reali, che parlano, camminano, aprono porte in una realtà alterata in cui anche gli ambienti (per esempio gli immaginari laboratori segreti in cui Parcher porta Nash) appaiono allo spettatore come reali. Questo per calare lo spettatore nella realtà vista da Nash e rendere ancora più forte la scoperta della malattia mentale. Tuttavia, sin dall'inizio del film sono stati lasciati alcuni indizi che, sebbene non percepibili subito nel loro reale significato, possono essere rievocati a posteriori (cioè dopo la rivelazione che non si tratta di situazioni reali) e riconosciuti (ma sempre solo a posteriori) come sintomi della malattia del protagonista. Un po' come avviene in molti racconti polizieschi, in cui gli autori introducono tutti gli indizi che potrebbero far capire la realtà delle cose, ma questi indizi vengono "decifrati" solo dal protagonista alla fine della storia. Paradigmatica in questo senso è l'opera di Agatha Christie nei suoi racconti aventi come protagonista l'investigatore Poirot. Alcuni di questi indizi sono (tra parentesi il motivo per cui verosimilmente non sono percepiti):
  • Charles non si presenta né viene presentato ai compagni né alla ragazza di John (tuttavia il fatto che Nash ne parla agli altri come se realmente esistesse emerge solo a partire dal dialogo tra Alicia e il dottor Rosen, e a quel momento lo spettatore sa che c'è qualcosa che non va).
  • L'apparizione di Charles viene sempre accompagnata da un effetto sonoro (è però molto difficile che uno spettatore, guardando un film, possa percepire ciò e ritenere rilevante quella che potrebbe essere solo una coincidenza).
  • Appena dopo essersi incontrati la prima volta Parcher e Nash si avvicinano ad una guardia di sorveglianza e Nash dice a Parcher "Questa è una zona sorvegliata" e Parcher risponde "mi conoscono" e non fa vedere alla guardia il tesserino, come invece fa Nash. E l'agente lo osserva perplesso perché parlava da solo (non è strano che persone conosciuto possano avere accesso continuo ad aree riservate; per quanto riguarda lo sguardo perplesso questo si svolge in una scena in cui l'attenzione è catturata dai protagonisti).
  • Quando Parcher accompagna per la prima volta John nella "base segreta", il matematico dice: "Mi avevano detto che questi capannoni erano abbandonati" (ma Parcher dà subito la spiegazione che in realtà c'è un utilizzo segreto di quei capannoni, che peraltro appaiono illuminati e pieni di gente; lo stesso avviene per la villa in cui Nash va a depositare i plichi: le finestre sono illuminate e niente può far pensare che in realtà la villa sia abbandonata).
  • Dopo che John decifra il messaggio vede da una finestra Parcher e chiede una volta al comandante chi fosse quella eminenza grigia, venendo ignorato (Nash parla en passant e a voce bassa mentre il comandante sta esponendo il progetto; potrebbe semplicemente non essere stato sentito).
  • La nipotina di Charles corre in mezzo a dei piccioni, ma questi non si alzano in volo né si spostano. Segno che la bimba esiste solo nella mente di John (questo è uno degli indizi più forti, ma anche qui l'attenzione dello spettatore è sulla bambina che corre e non sui piccioni).
  • Quando Parcher blocca Nash alla porta del suo ufficio ed entra con lui, si può notare lo sguardo perplesso della guardia all'ingresso dell'edificio. Appena poche scene dopo, quello del collega di Nash quando lui chiama Parcher per il corridoio (questi indizi però sono tenui perché Nash parla ad alta voce nel corridoio, e questo basta a giustificare la perplessità degli altri due anche in presenza di Parcher).
  • La nipotina di Charles ha la stessa età durante tutto il corso della storia, benché trascorrano diversi anni e sarà proprio questo a convincere il protagonista d'essere affetto dalla malattia (anche questo è un indizio molto tenue: Nash ne è consapevole e ne parla dopo il ritorno dal primo ricovero, momento in cui ormai lo spettatore è stato informato delle allucinazioni; fino al momento del ricovero il tempo passato non è specificato e potrebbe essere compatibile con una nipotina con età non molto diverse).
  • John, dopo aver ricevuto lo schiaffo dalla ragazza bionda per il suo bizzarro modo di sedurla, viene deriso da Charles che gli dice: "Ho gradito in particolare la parte dello scambio di sostanze fluide; avevi grande charme". Subito dopo entra nel locale un signore e Charles esce dal locale non appena la porta si apre, dal momento che lui, essendo frutto della mente di John, non avrebbe mai potuto aprirla da solo (indizio quasi inesistente perché la situazione di uno che esce con una porta già aperta è comunissima; inoltre lo spettatore ha già visto Charles maneggiare una valigia e toglierne il contenuto, che poi è rimasto sul pavimento; quindi non ha indizi per pensare che si tratti di un fantasma perché i movimenti e le azioni sono sostanzialmente coerenti).
  • Un fattore causale della malattia molto importante è il tormento verbale. Durante il film, ad esempio, sia Martin Hensen che Parcher deridono il protagonista esclamando frasi come: "Ecco a voi il grande John Nash!". Parcher quindi, personifica tutte le persecuzioni di John subite in passato (tuttavia questo è vero solo nella seconda parte del film, quando lo spettatore sa già che si tratta di allucinazioni).

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